Storia |
"Avrò sempre dinnanzi agli occhi
questi ampi sublimi orizzonti, questo limpido cielo, questo clima fecondo di ogni sorta di
meteora, questo suolo che svelava qualche legge sismica di una certa importanza" Estratto dalle:"Parole d'addio di Alessandro Serpieri nel dipartirsi da Urbino" (21 ottobre 1884) |
Alessandro Serpieri |
Giovanni Pascoli |
"... Abbiamo in faccia Urbino Ventoso; ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino" Estratto da: "L'aquilone" di Giovanni Pascoli |
L'Osservatorio Meteorologico "Alessandro Serpieri" dell'Università degli Studi di Urbino (in origine denominato Osservatorio Geofisico) fu fondato il 1° maggio 1850 dal Padre Scolopio Alessandro Serpieri (S. Giovanni in Marignano 31 ottobre 1823 - Fiesole 22 febbraio1885) nobile figura di educatore, di docente e di studioso, maestro di Giovanni Pascoli (dal 1862 al 1871) e per quasi un quarantennio (dal 1848 al 1884) docente di Fisica all'Università di Urbino. Costituì e diresse la struttura principalmente con i suoi averi, con un piccolo sussidio municipale negli ultimi anni e con qualche raro aiuto dallo Stato. Elenco dei Direttori dell'Osservatorio: |
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PERCHE’ FONDARE UN OSSERVATORIO […] Credo che le osservazioni mie possano servire come di nodo a quelle di Milano, Bologna e Roma […]. E qui permettetemi ch’esponga un mio voto ardentissimo. Io bramerei che si fondasse nelle nostre Provincie una Società Meteorologica. […] Non sarebbe questo un grande mezzo e un potente stimolo per svegliare uno studio più generale e più proficuo della Meteorologia? Per l’altro fine che io raggiungo nel tempo medesimo, non so chi non vorrà rallegrarsi. [Estratto dalla lettera di Serpieri al Conte Paoli scritta il 30 maggio del 1850] LA PRIMA TORRETTA L’altezza del pozzetto sul livello del mare, come l’altezza di tutti gli altri strumenti è di metri 451, stando alla misura trovata dagli Ingegneri Austriaci di metri 501,13 per la cima del Campanile del Duomo I PRIMI STRUMENTI IN DOTAZIONE […] conosco bene che per un completo Osservatorio molti altri apparecchi si richiederebbero, e specialmente un anemometrografo per la direzione e velocità relativa del vento, e gli aghi magnetici di declinazione e inclinazione. Intanto ho tutto disposto per costruire sul tetto un piccolo terrazzo, che è troppo necessario per osservare liberamente il cielo. |
PARAMETRI OSSERVATI
Ecco, gentilissimo Signore, che vi ho esposto tutto il mio pensiero e tutte le ragioni che mi animarono a fondare quest’Osservatorio Meteorologico. Mi resta ora di augurargli una lunga durata, perchè questo genere di studj, più che molti altri, dimanda lunga e lunga serie di osservazioni. E bene posso sperare che non andrà o distrutto o trascurato, se riguardo all’amore sincerissimo per la scienza che altamente è radicato in questo nostro Istituto delle Scuole Pie, e al nome onorato e chiarissimo a cui l’opera mia volle raccomandarsi. […] Non guarderò a sacrifizj e a noje di molti e minuziosi calcoli perchè le mie serie meteorologiche siano degne di presentarsi all’esame dei dotti […] Profondamente penetrati dell’alta importanza di tutti i dati meteorologici, noi ci dedicheremo sempre con passione a questo travaglio dell’osservazione continua, comunque umile e nojoso. […] LA NUOVA SEDE |
PADRE ALESSANDRO SERPIERI Alessandro Serpieri è nato a S. Giovanni di Marignano, Provincia di Forlì, il 31 ottobre 1823. Il padre Daniele Serpieri e la madre Caterina Ranucci. Sia il padre che la madre erano di Rimini e tale si considerava Alessandro Serpieri. La famiglia passava un periodo dell’anno a Marignano per il lavoro di esattore del padre. I fratelli, avendo partecipato ai moti risorgimentali, faranno carriera nella pubblica amministrazione. Il fratello Achille sarà prefetto a Reggio Calabria, quando il P. Serpieri vi si recherà per osservare l’eclisse totale di sole, il 22 dicembre 1870. Il primo insegnamento ad Alessandro fu impartito in famiglia, da due sacerdoti, i fratelli Luigi e Francesco Speranza che lo istradarono in particolare per lo studio del disegno, dell’italiano e del latino. Dopo l’istruzione in casa, il padre, Daniele, convinto anche dai risultati della scuola personale dei due sacerdoti, lo affidò al Collegio dei Nobili di Urbino, gestito in quegli anni dai Padri Scolopi Toscani. Il collegio era la struttura scolastica più efficacie per un corso di studi che dovesse sfociare negli studi universitari. Senza dimenticare che studi superiori non erano possibili nei centri minori. Erano a Urbino alcuni scolopi giovani, che in seguito approderanno a Firenze e a Siena. La loro presenza e il clima sereno dell’ambiente, ha fatto nascere, nel ragazzino di Rimini, per naturale simpatia, la vocazione scolopica. Il 30 novembre 1830 il quindicenne fu ammesso al noviziato di due anni al Pellegrino, sulle colline di Firenze. Il primo biografo di P.Serpieri, P. Giovanni Giovannozzi, che aveva fatto il noviziato anche lui al Pellegrino, ne parla come di “una quieta e solitaria casa presso Firenze, che la ridente posizione e le antiche memorie ci rendono carissima”. Era provinciale il P. Giovanni Inghirami, che aveva portato da Volterra, dove era nato e aveva frequentato quella scuola, una particolare disposizione per le materie scientifiche e soprattutto per il metodo sperimentale e la sua utilizzazione operativa. A Volterra, quando era insegnante il P. Inghirami, nel 1809 è stato redatto un documento emblematico: “Le macchine ottiche” che nell’introduzione dà, del metodo sperimentale una definizione sintetica e completa. Ne è autore il giovane Giovanni Maria Mastai Ferretti, in collegio a Volterra dalla natia Senigallia. Anche lui, come il Serpieri, affidato a un collegio lontano dalla casa paterna. Il trattatello segna la conclusione degli studi del giovane Mastai Ferretti, il futuro Pio IX. Gli scolopi che dopo il noviziato dovevano prepararsi alla professione perpetua e al sacerdozio, vivevano e studiavano nella casa di San Giovannino, in piazza San Lorenzo. Lì risiedeva il P. Provinciale e lì aveva sede l’Osservatorio Ximeniano, di cui era direttore il P. Inghirami stesso, coadiuvato dal P. Pompilio Tanzini e dal P. Eusebio Giorgi. L’Osservatorio e la tradizione scientifica degli Scolopi era ricollegata al metodo sperimentale come lo aveva pensato Galileo Galilei e prima di lui Leonardo da Vinci. Il metodo sperimentale aveva una funzione conoscitiva. Lo scienziato verifica, con una ricostruzione “in laboratorio”, la verità del fatto intuito e ne rende trasmissibile la conoscenza ad altri. Teniamo presente questa definizione, perché P. Serpieri ne parlerà quando instituirà, nel 1850, un osservatorio meteorologico per la scuola di Urbino. Il triennio di studi, presso l’osservatorio Ximeniano, dura dal 1840 al 1843. Ne rimangono i diligenti appunti, ora nell’archivio degli Scolopi di Firenze. Nel 1843 si richiede un insegnante di matematica al Collegio Tolomei di Siena. Il Rettore è il P. Tommaso Pendola, professore di filosofia nell’Università di Siena e iniziatore della scuola per sordomuti. Il provinciale, P. Inghirami, invia lo studente Serpieri, allora appena ventenne. A Siena il Serpieri, oltre all’insegnamento, prosegue e approfondisce gli studi. Il P. Pendola apprezza subito la viva intelligenza dello studente che gli è stato mandato da Firenze e cerca di coltivare una possibile vocazione filosofica, con l’intenzione di prepararsi un successore nella carriera universitaria. Nel 1846, cambiando i programmi di filosofia per l’ammissione all’Università, il P. Pendola incarica il giovane Serpieri di preparare un breve trattato che aiuti gli studenti a prepararsi per entrare più agevolmente all’Università. E’ il primo scritto del giovane autore, dal titolo: “Risposte ad alcuni temi di filosofia razionale”, scritto in forma anonima e mai rivendicato. La vicinanza al P. Pendola è, per il Serpieri, motivo di maturazione e di crescita. Nato nel 1800 a Genova, P. Pendola era allora nel pieno della sua personalità. Insegnante di filosofia nell’Università di Siena, di cui diventerà Rettore; iniziatore della pedagogia speciale per i Sordomuti, nell’ambito della quale raggiungerà una notorietà nazionale e internazionale; predicatore al Clero di Siena, su richiesta del Vescovo, aveva dato vita anche a una fiorente “Conferenza di San Vincenzo”; nella quale sarà sempre attivo. Il Serpieri, di questa iniziativa ne porterà una profonda suggestione a Urbino, partecipando alla attività della locale istituzione, come ce ne dà testimonianza il discorso su San Vincenzo di Paoli, del 25 luglio 1856. Nel 1846 il Provinciale, ora P. Tommaso Pendola, deve sostituire il P. Cesare Magherini, insegnante di matematica nel Collegio di Urbino e di fisica nell’Università, morto a soli trentotto anni. P. Pendola manda il giovane Alessandro Serpieri. Era di competenza del P. Provinciale la nomina dell’insegnante nel Collegio, ma le autorità accademiche abbinano nella persona del Serpieri, la nomina di insegnante di fisica nella Università. Sia P. Magherini che P. Serpieri provenivano dagli studi nell’ambiente dell’Osservatorio Ximeniano e ciò era garanzia di continuità didattica. L’Osservatorio Ximeniano si iscrive bene nella tradizione scientifica, secondo il metodo sperimentale di ascendenza galileiana. L’incontro fra gli Scolopi e Galileo è avvenuto a Firenze quando il grande scienziato era ancora vivo. Gli Scolopi arrivati a Firenze nel 1631, si erano avvicinati subito a Galileo. Gli Scolopi che avevano particolare disponibilità allo studio della matematica, sia a Roma, che a Genova e a Napoli, per la naturale vicinanza dello stesso insegnamento, anche perché per l’insegnamento della matematica non esisteva una Ratio Studiorum come per il latino, che facesse da guida, avevano incontrato ferventi ammiratori del grande scienziato fiorentino. Ben sette scolopi divennero frequentatori di Arcetri, ma in particolare il P. Famiano Michelini ed il P. Clemente Settimi. Le ultime opere di Galileo, ormai cieco, sono state dettate al P. Settimi, che faceva, in pratica, la funzione di segretario. I corrispondenti di Galileo, con facilità, intrattenevano una corrispondenza epistolare anche con il segretario. Galileo, per averlo più vicino, tramite il Governo granducale di Toscana, aveva fatto chiedere a Roma al P. Generale la possibilità che il P. Clemente qualche volta restasse nella villa di Arcetri anche di notte, cosa proibita dalle regole dell’Istituto. L’ambasciatore di Toscana va dal Calasanzio la mattina del sedici aprile 1639, il Calasanzio scrive la sera stessa al Rettore di Firenze, fra le altre cose, come se si trattasse di un fatto normale: “Se il Signor Galileo dimandasse che qualche notte restasse là il P. Clemente, V.R. glielo permetta, e Dio voglia che ne sappia cavare il profitto che doveria”. Dai primi padri che avevano frequentato Galileo ancora vivente e i suoi principali allievi, fra cui in particolare Alfonso Borelli, la tradizione galileiana si era tenuta viva in Toscana e aveva trovato un efficace potenziamento quando gli Scolopi hanno accolto, da Leonardo Ximenes (1716-1786), l’eredità dell’Osservatorio che in seguito chiameranno Ximeniano, dal nome del Fondatore. La permanenza del P. Serpieri a Urbino, fino al 1884, è stata di trentotto anni. Oltre l’insegnamento nella scuola del Collegio e nell’Università, ha dovuto dirigere il Convitto, annesso al Collegio e questo impegno lo teneva legato tutto il giorno. Il responsabile del Convitto era chiamato: il Ministro. P. Serpieri nei suoi scritti preferisce quasi sempre il titolo di Educatore. Non è una sfumatura di poco conto. La parola Ministro mette l’accento sull’aspetto disciplinare ed autoritario che un responsabile del Convitto deve pure assumere; la parola Educatore invece mette l’accento sulla crescita che è nella natura dell’età del Convittore, dalla prima classe, alla fine del liceo e che il responsabile del Convitto deve sostenere e guidare. Dal 1856, fino al 1884 P. Serpieri sarà anche Rettore del Collegio e quindi ancor più identificato col Collegio e con Urbino. I contatti col mondo scientifico avvenivano sempre tramite gli scritti, sotto forma di lettera o di relazione inviata alle diverse pubblicazioni periodiche. In Italia, da Urbino, bisognava cercare a Milano o a Torino. Sarà la via seguita dal Serpieri, per far conoscere le sue scoperte e le sue intuizioni. |
L’insegnamento comporta che gli argomenti vengano ripetuti da un anno all’altro. Contro la monotonia della ripetitività, l’insegnante ha due strade: la prima è la preparazione quotidiana e sistematica. E noi abbiamo ancora gli appunti, regolari e giornalieri del Serpieri, che sullo stesso argomento lasciano intravedere una preparazione sempre diversa e nuova. La seconda strada è l’aggiornamento, ritornando a studiare, seguendo la ricerca con letture che possono non essere in stretta relazione con la lezione del giorno dopo, ma tengono desta l’attenzione e quello di cui la ricerca si va, via via, arricchendo. Nell’insegnamento delle materie scientifiche c’è una terza via: la ricerca, possiamo dire, sul campo. Tanto più se parliamo di metodo sperimentale. Nel saluto alla città, del 21 ottobre 1884, il Serpieri, parlando di Urbino accenna alle principali ricerche sullo sfondo di “questi ampi, sublimi orizzonti, questo limpido cielo, questo vario e mesto paesaggio di cui ho concorso a delineare la flora. I miei studi sono legati al paese”. Il primo biografo, il professore Federico Mici, racconta di passeggiate frequenti nella campagna urbinate, per delinearne appunto la flora, accompagnato da due o tre ragazzi, a cui il chiarissimo professore non disdegnava di accodarsi. Sappiamo che uno dei più assidui a queste passeggiate era Giovanni Pascoli. Da dove avrà imparato tutti quei nomi di animali e di piante che affollano le sue poesie? Fin dall’inizio del suo lavoro a Urbino, P. Serpieri, che era stato tre anni all’Osservatorio Ximeniano di Firenze, riprende l’idea caldeggiata dal suo predecessore, P. Cesare Magherini, di realizzare un piccolo osservatorio meteorologico sui tetti del Collegio. La realizzazione, con l’inaugurazione ufficiale, è del 31 maggio 1850. Il Serpieri ne fa una relazione breve, ma completa, al Conte Domenico Paoli, scienziato pesarese col quale aveva avuto in precedenza uno scambio di vedute, compresa l’idea di un Bollettino Mensile, per confrontare le osservazioni e le scoperte che si venivano realizzando a Urbino e in altri luoghi. Ogni osservazione metereologica, anche adesso, è significativa se rapportata al territorio e confrontata ad altre osservazioni. Quando nel duemila guardiamo alla televisione i servizi metereologici, non è difficile ricordare che i servizi di metà ottocento non avevano le foto dal satellite che ci consentono di vedere le masse delle perturbazioni in movimento, che coprono tutta l’Europa. Allora bisognava accontentarsi di bollettini mensili che oltretutto raccontavano i fenomeni dopo che si erano verificati. La lettera al Conte Paoli delinea con estrema precisione la collocazione geografica del punto di osservazione, la struttura e gli strumenti di cui l’Osservatorio è dotato. Mi soffermo su questa iniziativa dell’Osservatorio perché P. Serpieri nelle sei paginette riesce a darci notizie, e la relazione si rivela completa. Nella relazione al Conte Paoli c’è una annotazione che va rilevata. Dopo l’annuncio che finalmente l’Osservatorio era operativo, il Serpieri sente il bisogno di giustificarne l’istituzione.
E’ chiaro che lo studio di un fenomeno non deve soltanto far crescere le conoscenze, secondo la più rigorosa definizione del metodo sperimentale. Ha anche un secondo fine: educare a un lavoro ordinato e sistematico.
Anche sviluppando il primo fine che si prefigge l’iniziativa dell’Osservatorio, Serpieri ne vede tutta l’importanza se lo si guarda come la maglia di una rete che collega
Anche la prospettiva “del nostro Paese” ha un suo peso nel contesto di una coscienza nazionale. Più volte il Serpieri delineerà l’Educazione come educazione civica. Conclude comunque:
Lo strumento è utile per definire un fenomeno. Per P. Serpieri l’osservazione attenta degli strumenti nel tempo, è efficace anche per apprendere la disciplina del lavoro sistematico che contribuisce più di ogni altro alla crescita della personalità. Lui per primo ne dà l’esempio comunicando al Conte Paoli le misure esatte della struttura, l’altezza sul livello del mare secondo le osservazioni barometriche fatte nel 1847, la latitudine e la longitudine, secondo i PP. Maire e Boscovich. L’Osservatorio comporta un lavoro molto preciso: prendere i dati quattro volte al giorno: al mattino, a mezzogiorno, nel pomeriggio e la sera. Molte osservazioni, secondo lo scopo che Serpieri si era prefisso, sono affidate ai convittori, con qualche smagliatura, forse involontaria, ma non sempre. Le osservazioni sono consegnate al Bollettino mensile. Le finanze non hanno potuto garantirne la regolarità. Il Bollettino è tramite anche per altre osservazioni, oltre alla meteorologia e questo crea una rete molto estesa, fra i vari osservatori, un po’ in tutta l’Italia, come era nelle meteorologica intenzioni di fondazione, di cui Serpieri dice al Conte Paoli. L’osservazione del cielo consente al P. Serpieri uno scambio fisso su due fenomeni astronomici per i quali non erano necessari strumenti particolari: la luce zodiacale e le stelle cadenti. La discussione sui due fenomeni astronomici è stata molto attiva, sia con acquisizioni condivise, sia con ipotesi, su cui l’astronomo di Urbino mostrerà tutto il suo acume. La rete tessuta col Bollettino, consente al Serpieri, in occasione del terremoto di Urbino del 12 marzo 1873 e il terremoto di Rimini del 17 marzo 1875, di chiedere a tutti gli osservatori con i quali era in corrispondenza la notizia dell’ora esatta in cui la scossa è stata percepita. La registrazione non esisteva. L’ora esatta ci dice dove cominciarono le scosse e quindi l’epicentro. Non è poca cosa. Alla richiesta del Serpieri hanno risposto oltre cento osservatori e quindi le conclusioni si possono dire valide. Sull’argomento del terremoto P. Serpieri ha potuto giungere a conclusioni importanti, anche per quanto riguarda i suggerimenti da dare per la costruzione degli edifici in zone sismiche. Suggerimenti che nonostante tutto, consentono di definire le aree sismiche e le caratteristiche degli edifici, l’unico strumento, se osservato con rigore, per prevenire gli effetti distruttivi anche del terremoto più violento. Nella sua relazione il P. Serpieri, che non era un ingegnere edile, ha dato suggerimenti molto concreti. Le osservazioni meteorologiche si conservano nell’archivio degli Scolopi di Firenze. Accanto alle osservazioni meteorologiche si conservano anche la catalogazione della flora della zona di Urbino. Il professor Federico Mici, racconta con entusiasmo di essersi accodato, lui paludato professore di Università, al gruppetto di due o tre ragazzi che accompagnavano il Serpieri nella ricerca, è il caso di dire, sul campo. Di questa catalogazione il Serpieri si ricorderà nella lettera di congedo da Urbino del 21 ottobre 1884. Oltre le osservazioni meteorologiche quotidiane, la classificazione della flora dell’Urbinate e gli studi sui terremoti, non va passato sotto silenzio un avvenimento eccezionale: l’eclisse totale di sole del 20 dicembre 1870. E’ uno dei pochi casi in cui P. Serpieri si è mosso da Urbino. Fra l’altro il fratello Achille era prefetto di Reggio Calabria e la punta estrema della penisola era uno dei punti in cui era possibile una osservazione particolare. |
Ecco come il Serpieri descrive nella sua Relazione il meraviglioso spettacolo:
Un avvenimento di per sé marginale, in questi anni, è il discorso su San Vincenzo de’ Paoli, del 23 luglio 1856. Però è da sottolineare la forza con la quale il Serpieri mette in risalto l’opera di San Vincenzo a favore dei poveri, numerosi nel 1600. Il discorso fotografa un coinvolgimento personale nella conferenza di San Vincenzo, fondata da Federico Ozanam, di cui aveva avuto testimonianza a Siena, dove ne era stato iniziatore e particolarmente attivo P. Tommaso Pendola. P. Serpieri ha riscosso dalla popolazione di Urbino la più incondizionata approvazione. Con la salita al potere della Sinistra di De Pretis, del 1876, anche a Urbino emergono gli elementi più anticlericali che votano la secolarizzazione del Collegio Raffaello. La secolarizzazione prevedeva due livelli diversi. Il primo, adeguare i programmi al modello statale, il secondo escludere dall’insegnamento gli insegnanti religiosi. A Urbino prevale la seconda linea, anche se, per opportunismo si era disponibili a chiudere un occhio sul P. Serpieri. Ma lui preferisce seguire i confratelli sulla via dell’esilio. L’ultimo suo scritto è il saluto a Urbino, con lettera al sindaco del 21 ottobre 1884.
Il giorno stesso Serpieri parte per Firenze, Rettore di un altro collegio, la Badia Fiesolana. Non ha fatto in tempo ad ambientarsi a Firenze che il 22 febbraio 1885, dopo breve malattia, ha concluso la sua vicenda di scienziato, di Scolopio e, soprattutto di Educatore. L’ultimo atto dell’Educatore, per citare le parole del P. Giovannozzi:
Più volte, parlando del Convitto, P. Serpieri aveva affermato che l’Educatore doveva accogliere i convittori col cuore di madre. Nella relazione del 1863 P. Serpieri ci dice che il Convitto
La Relazione del 1863 è la sintesi della vita e dell’ideale di Educatore che il P. Serpieri ha realizzato con coerenza di Scolopio, Maestro e Sacerdote. |
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Ultima modifica effettuata il 9 febbraio 2022 da Piero Paolucci