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"Il Barometro del Serpieri"

Note a cura di Cesarino Balsamini, Piero Paolucci e Silvio Cecchini

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Oggi, 13 dicembre, S. Lucia

 

Lux, luce, Lucia. La storia di S. Lucia è bella e drammatica, tra le più affascinanti tra quelle che ogni santo e martire vanta. Nemmeno cento buoi riuscirono a trascinarla al postribolo dove avrebbe perduto in modo crudele la castità dedicata a Dio. Un evento terribile non le fu però risparmiato, poiché, com’è noto, le furono strappati gli occhi. La Chiesa cattolica collocò, come aveva fatto molte altre volte, la ricorrenza della Santa in coincidenza di una festa pagana, nella festa del solstizio, della luce che si rinnova. E sì, lei cieca ma forte nella luce della fede, diviene augurio di luce e si festeggia il 13 dicembre, quando tutti i vedenti la pregano per restare tali. Auguri a tutte le Lucie!

Nel giorno dedicato alla Santa si ricorda il proverbiale motto “S.Lucia, il giorno più corto che ci sia” ma  tutti sanno che in parte è vero ma che nella sostanza non lo è. Il giorno più corto, si intende dall’alba al tramonto, si ha in corrispondenza del solstizio d’inverno, quando il sole è allo zenit del tropico del capricorno, il 21 o 22 dicembre. Il prossimo cadrà il 22, alle ore 5:30.

Il proverbio ha origini  antecedenti la riforma attuata da Papa Gregorio XIII, quando il 13 dicembre era davvero il giorno più corto, quando ancora, prima del 1582, il calendario non era stato spostato in avanti di dieci giorni.

Il giorno di S. Lucia segnava il passaggio dalla fase invernale di accorciamento del giorno verso quella primaverile, con giorni sempre più freddi ma sempre più lunghi…..” a Natel  un pass d’agnel, per la Pasquella un pass d’vitella”! Cito nonna Giulia, ma molti come me hanno sentito questa frase da una nonna.

Il proverbio per molto tempo ha creato equivoco, aiutato dal fatto che nel giorno di S. Lucia il giorno effettivamente termina prima che in ogni altro, ma il primato della brevità resta al 21, poiché la durata si misura tra il  sorgere e il tramontare del sole.

Spostamenti di calendario hanno originato altre storie, altre tradizioni. Ad esempio quella diffusa in Europa, negli USA ed in altre parti del mondo del “Pesce d’Aprile”. Nessuna certezza si ha sulle origini della tradizione burlesca, di carattere e, molto probabilmente, di radici pagane. Già la chiesa cattolica aveva deciso nell’età imperiale romana di spostare il capodanno nel primo giorno del calendario Giuliano. Tuttavia molti, pagani o non, continuarono con le loro tradizioni.

I modi e le date pagane (25 marzo-1 aprile) di festeggiare il capodanno resteranno tali in molte regioni d’Europa fino addirittura alla fine del 1600.

Il 1 aprile si fanno burle, con modalità comuni, rinnovate e diffuse capillarmente in Europa a partire dalla Francia, quando a metà del XVI secolo per editto reale il capodanno fu spostato da fine marzo al 1 gennaio. Molti non vollero accettare la novità e furono oggetti di celie: in Francia ricevevano come doni pacchi vuoti, chiamati le poisson d’avril!

Ai nostri giorni, se questi mala tempora continueranno, gli adulti avranno sempre più necessità di occasioni di allegria a poco prezzo. I giovani, da parte loro, continueranno con piacere ad attaccare sulla schiena del loro peggior compagno di classe il classico pesce. Cosi, la tradizione del pesce d’aprile avrà  lunga vita.

Una nota conclusiva. Avremmo voluto aprire la rubrica ”Il barometro del Serpieri” con un argomento più pertinente alla meteorologia, ma il calendario ci ha sollecitato ad occuparci di proverbi e tradizioni.

L’argomento ci permette un augurio: “che S. Lucia vi conservi la vista”! anche per continuare a leggerci, se ne avrete il piacere.

 


Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"

Facoltà di Farmacia

 

Ultima modifica effettuata il 26 gennaio 2012 da Piero Paolucci

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